Sulla scena di Roma - Michelangelo. Roma accoglie il genio
Lezioni di Storia
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Antonio Forcellino
このコンテンツについて
Un fiorentino a Roma, geloso difensore della sua toscanità, ospite per quarantasei anni ma sempre sull'orlo di un imminente ritorno in patria. Per tutto quel tempo, Michelangelo continua a farsi spedire vino, formaggio e camicie dalla Toscana, come se alla corte romana non ci fossero sarti elegantissimi e cuochi raffinati, e a proclamare ai quattro venti il suo desiderio di riposare a Firenze, almeno da morto. Eppure a Roma Michelangelo lascia l'impronta più indelebile del suo genio. Solo Roma, con la sua forma fisica, espressione di un perenne destino universale, può dargli il respiro di cui si accorge presto di non poter più fare a meno.
Roma ricambia la fedeltà con tutta la generosità di cui è capace: si fa musa del maestro e dapprima gli ispira le grandi sculture, poi con San Pietro gli affida l'impresa che trasforma la città per sempre e rende immortale il genio. Perfino il perfido e romanissimo "Pasquino" dedica un sonetto a Michelangelo, testimonianza inedita e significativa di quanto Roma prendesse sul serio l'artista e le sue visioni tragiche e grandiose. Puro mecenatismo? No. Oggi come ieri Roma ha un pregio. Sa accogliere, integrare e fare proprie le energie e i talenti approdati fino a lei.
©2019 Gius. Laterza & Figli S.p.a. (P)Emons 2019. Edizione su licenza di Gius. Laterza & Figli S.p.a.