エピソード

  • Atlas_98
    2023/07/21
    Questa puntata conclusiva della prima stagione di Atlas propone una breve panoramica di diversi scenari che a livello internazionale saranno senz’altro al centro delle cronache nelle prossime settimane.
    Da un lato l’attenzione sarà senz’altro puntata sulla Spagna, con un cruciale appuntamento elettorale fissato per il 23 luglio, in cui il premier uscente Pedro Sanchez rischia di cedere il passo alla coalizione di destra formata dal Partido Popular e dal partito di estrema destra Vox. Una eventuale vittoria della destra in Spagna potrebbe avere dei riflessi anche a livello comunitario; non a caso la presidente del consiglio italiana Giorgia Meloni guarda a questo appuntamento con molto interesse, auspicando la possibilità di creare una grande coalizione di “nazioni” guidate da governi di destra.
    Unione Europea reduce dalla firma del memorandum con il governo tunisino, in cui si promettono aiuti per un ammontare complessivo di 1,9 miliardi di euro in cambio dell’impegno a tentare di arginare la partenza di migranti diretti verso le coste europee. L’accordo - molto criticato dalle ONG che si occupano di salvataggio in mare – ricalca nella sostanza quello già in vigore con la Turchia e quello a suo tempo sottoscritto con la Libia.
    Infine l’Ucraina – focus privilegiato di molte puntate di Atlas – dove gli attacchi ripetuti alle strutture di stoccaggio dei cereali ucraini e la messa fuori uso di migliaia di ettari di coltivazioni, aprono per il prossimo autunno un problema enorme di approvvigionamento alimentare per Kiev.

    Atlas torna in autunno, un ringraziamento speciale va a tutte le persone che ci hanno ascoltato e sostenuto in questi mesi.

    A cura di Sabato Angieri

    Regia di Ciro Colonna
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    10 分
  • Atlas_97: Mosca si sfila dall'accordo del grano, gravi danni per l'economia ucraina
    2023/07/19
    L’accordo secondo cui la Russia consentiva al grano ucraino di lasciare i porti per essere esportato in tutto il mondo è stato unilateralmente sospeso da Mosca. Gli effetti della decisione saranno pesanti e immediatamente palpabili soprattutto per i paesi del sud del mondo, benché anche in Europa si attendono conseguenze sul piano dei costi al consumo. Ovviamente la nuova situazione potrà avere conseguenze molto serie sulla già instabile economia ucraina e se Mosca iniziasse ad attaccare sistematicamente le riserve di grano ucraine, toglierebbe a Kiev la possibilità di usufruirne in futuro. Il tutto va ad aggravare un quadro reso già molto complesso dalle conseguenze indirette dell’attentato alla diga di Nova Kakhovka che hanno messo in ginocchio migliaia di ettari di coltivazioni privandoli di un fondamentale bacino di irrigazione e inondando vastissime aree circostanti. Mosca ha negato la possibilità di tornare sui propri passi, ma ha anche lasciato intendere che se l’Onu, da sempre accusata di non aver rispettato la propria parte dell’accordo sul grano, dovesse cambiare posizione, ci sarebbe la possibilità di riaprire il flusso dai porti ucraini. Parole definite da Emmanuel Macron come un ricatto.

    A cura di Sabato Angieri

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    5 分
  • Atlas_96: Ponte di Crimea, la Russia accusa l'occidente
    2023/07/17
    Nella scorsa notte è stato nuovamente colpito il ponte di Crimea, l’attacco fa seguito a quello dello scorso 8 ottobre che lo aveva già reso inagibile al traffico automobilistico. Secondo quanto riportato dalla testata ucraina RBC, l’attacco - messo a segno probabilmente a segno con due droni marini e che ha causato anche due vittime – è opera dei servizi di sicurezza di Kiev. Fonti russe definiscono il gesto come atto terroristico e minimizzano l’entità dei danni, puntando il dito contro agenzie statunitensi e britanniche come co-autrici dell’attacco. Il ponte è uno dei principali canali di rifornimento della penisola di Crimea e rendere inagibile la struttura per il traffico automobilistico rappresenta un danno significativo per la catena di approvvigionamento delle difese russe. L’attacco dello scorso ottobre ha dovuto attendere molti mesi (il 10 luglio, esattamente una settimana fa) per essere riconosciuto da Kiev come proprio operato; in attesa di dichiarazioni ufficiali rispetto alla paternità dei danneggiamenti della scorsa notte, è quasi certo che non si faranno attendere le reazioni da parte russa.

    A cura di Sabato Angieri

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    6 分
  • Atlas_95: Cosa sta accadendo nell’esercito russo?
    2023/07/14
    Dopo il presunto e fallito colpo di stato capitanato da Evgenji Progozhin, i rapporti tra settori dell’esercito e la compagnia Wagner sono nel mirino di Putin. Tra i militari più in vista e sospettati di contiguità con Prigozhin figura niente meno che Sergej Surovikin, dal 2017 a capo delle forze aerospaziali russe e dall’ottobre dello scorso anno incaricato di condurre la campagna in Ucraina. Attualmente non si sa dove si trovi il generale e non è chiaro se rimarrà al suo posto al comando delle truppe russe in Ucraina. Altro caso emblematico è quello del generale Ivan Popov. Già comandante delle operazioni militari nel sud dell’Ucraina, Popov stesso ha dichiarato di essere stato esautorato per aver criticato la gestione della guerra contro Kiev. Assumendo posizioni simili a quelle già fatte proprie dal capo della Wagner, Popov aveva aspramente attaccato lo stato maggiore russo per non aver fornito ai propri soldati gli armamenti necessari a far fronte alla controffensiva ucraina. Non è dato sapere se le vicende di Surovikin e Popov siano da ricondursi a più ampi movimenti all’interno delle forze armate russe, ma è certo che la situazione ai vertici militari di Mosca sia tutt’altro che serena.

    A cura di Sabato Angieri

    Regia di Ciro Colonna
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    7 分
  • Atlas_94: Una Nato in espansione dice sì alla Svezia e rimanda l'ingresso dell'Ucraina
    2023/07/12
    Kiev entrerà nella Nato quando ci saranno le condizioni e se gli alleati lo riterranno opportuno. Questa la sintesi del segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, alla fine del vertice di Vilnius. Il risultato dell’incontro, non soddisfa Kiev, l’ingresso nell’alleanza è sostanzialmente rimandato a data da destinarsi. Su altro fronte, Stoltenberg incassa l’ingresso imminente della Svezia, sdoganata da Erdogan in cambio della fornitura di 40 aerei F16 che Washington aveva negato ad Ankara anche in virtù delle posizioni assunte a seguito dell’invasione russa dell’Ucraina. Il sultano aveva messo sul tavolo delle trattative la richiesta di una ripresa della procedura di ingresso della Turchia come membro dell’Unione Europea. Richiesta che aveva generato non pochi malumori nei vertici europei; il cancelliere tedesco Sholz - tra i primi – ha prontamente dichiarato che Nato e UE non sono sovrapponibili.
    Se si dovesse riassumere il summit di Vilnius con una parola questa sarebbe senza dubbio “allargamento”. Si torna alla logica di divisione in blocchi di influenza e il riarmo come orizzonte.

    A cura di Sabato Angieri

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    8 分
  • Atlas_93: Biden dice no all'ingresso dell'Ucraina nella Nato
    2023/07/10
    Si apre domani a Vilnius, in Lituania, un vertice Nato che viene percepito come cruciale in questa fase politica. Tra i punti all’ordine del giorno ci sono l’ingresso dell’Ucraina nel patto atlantico e la discussione delle linee guida per i membri dell’alleanza in merito alla produzione di armi, alla difesa dei confini Nato e al posizionamento nello scacchiere internazionale a seguito dell’invasione russa in Ucraina. Il presidente USA ha definito ieri “prematuro” il processo di ingresso di Kiev nella Nato, in quanto se questo avvenisse gli altri membri sarebbero tenuti a intervenire direttamente nel conflitto in corso. Inoltre - aggiunge Biden – non c’è unanimità sull’ingresso dell’Ucraina e prima che questo accada, Kiev dovrebbe in ogni caso compiere dei requisiti tra cui quello della democratizzazione del paese. Una battuta d’arresto non da poco per il governo ucraino, che si aspettava un sostegno da parte degli USA, e una buona notizia per gli stati europei che hanno da sempre segnalato il rischio che un ingresso precipitato dell’Ucraina nella Nato aumentasse il rischio di una importante escalation del conflitto. Ciò che al momento sembra più probabile è la stipula di una serie di accordi bilaterali, che nella sostanza fornirebbero a Kiev garanzie molto simili senza che l'alleanza si sbilanci troppo direttamente. Atlas seguirà da vicino gli sviluppi di questo vertice, che si preannuncia particolarmente significativo per gli equilibri futuri a livello globale.

    A cura di Sabato Angieri

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  • Atlas_92: L'amministrazione Biden approva la fornitura di bombe a grappolo all'Ucraina
    2023/07/07
    Il presidente degli Stati Uniti ha approvato la fornitura di bombe a grappolo all’Ucraina. L’iniziativa si inserisce tra le preoccupazioni per il ritardo della controffensiva di Kiev contro le truppe russe e la diminuzione delle scorte di artiglieria tradizionale da parte dei paesi europei che sostengono l’Ucraina nel conflitto in corso. Si tratta di una delle armi più letali per le popolazioni civili e una convenzione internazionale firmata da più di 120 paesi ne vieta l’uso, definito come disumano e indiscriminato. In gran parte questa definizione dipende dall’alto tasso di fallimento di questo tipo di arma, dal pericolo che il suo uso costituisce anche per le “truppe amiche”, per la presenza di ordigni inesplosi che anche per decenni risultano letali per chi vi si imbatte. USA, Ucraina e Russia non hanno ratificato la convenzione in oggetto e quindi formalmente non si sono posti dei limiti nel loro utilizzo. Secondo una stima statunitense che risale a più di vent’anni fa, un proiettile come quelli che l’amministrazione Biden ha deciso di fornire all’Ucraina, sparato con un cannone come quelli in dotazione all’esercito di Kiev, ha un tasso di fallimento di almeno il 6%, la qual cosa significa che almeno 4 delle 72 schegge che vengono sparate da ciascun proiettile, rimangono inesplose in un’area di 22.500 metri quadrati.

    A cura di Sabato Angieri

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  • Atlas_91: A Jenin l'esercito israeliano di ritira e lascia sul campo morti e sfollati
    2023/07/05
    L’esercito israeliano ha iniziato a lasciare Jenin, la città palestinese che si trova in Cisgiordania - occupata dal 1967 dai coloni israeliani – teatro negli ultimi giorni di un’imponente operazione militare che ha impiegato almeno 2000 soldati ed è stata preceduta da un intenso fuoco di sbarramento. Scopo dell’operazione, a quanto dichiarato dall’intelligence israeliana, era la distruzione del quartier generale usato come coordinamento dai vari gruppi di resistenza palestinese. Da vent’anni non si assisteva a un’operazione così massiccia in quest’area. Si contano circa 3000 sfollati e 11 vittime – la maggior parte delle quali civili - in un’area dalla altissima densità abitativa dove l’intervento militare israeliano avrebbe potuto facilmente generare una strage.

    A cura di Sabato Angieri

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