
Ep. 67: Dalia Oggero - Trent'anni di scouting e editing letterario all'Einaudi
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Da oltre trent'anni Dalia Oggero varca la soglia della storica sede Einaudi in via Biancamano a Torino, un indirizzo che lei stessa definisce "quasi mitico", meta di turisti curiosi di scorgere il luogo dove sono nati alcuni dei più importanti libri della letteratura italiana. Iniziata come lettrice agli sgoccioli dell'università, Oggero descrive questo ruolo come "un mestiere infame, sottopagato ma anche bellissimo", che consisteva nel leggere manoscritti e restituire all'editore un'idea complessiva delle opere. Colpita per la qualità del suo lavoro, la casa editrice le ha presto offerto un posto nella narrativa italiana, settore di cui si occupa da tre decenni."In questi 30 anni è un po' cambiato tutto nel mondo e anche all'Einaudi", racconta Oggero, che attualmente ha la responsabilità di una collana dedicata agli esordienti chiamata "Unici", nata nel 2022 e già arrivata al decimo titolo. Un progetto ambizioso, considerando che l'Einaudi non dedicava una collana specifica agli esordienti dagli anni '50, quando esistevano "I gettoni" di Elio Vittorini, collana che tra il 1951 e il 1958 pubblicò circa sessanta titoli lanciando autori del calibro di Mario Rigoni Stern, Beppe Fenoglio e Lalla Romano.Il suo lavoro all'Einaudi si divide principalmente tra scouting ed editing: "Il grosso del mio lavoro è cercare romanzi e quindi leggo tantissimo, passo le mie giornate a leggere, i miei occhi si stanno devastando", confessa con una punta di ironia. "E poi lavoro sui testi, faccio editing per avviare un testo alla pubblicazione".La missione dell'Einaudi, racconta, è sempre stata quella di cercare un equilibrio: "Di fatto quello che si cerca di fare all'Einaudi è sempre una specie di miracolo, di equilibrismo, trovare dei libri che in qualche modo si innestino nella tradizione della casa editrice, quindi letterari, alti, belli, anche nuovi, insoliti, che colpiscono per la voce, per l'immaginario, per la qualità della storia, per la pasta della scrittura e al tempo stesso libri per cui il conto economico stia in piedi".Negli anni, il mercato editoriale ha subito profonde trasformazioni. Oggero osserva come ci sia stata un'epoca, all'inizio degli anni Duemila, in cui tutte le case editrici hanno iniziato a cercare avidamente nuovi autori: "Un po' tutte le case editrici hanno incominciato a cercare autori nuovi e proprio a cercare di farli funzionare". Un esempio di successo inatteso è stato Roberto Saviano con "Gomorra", che inizialmente ebbe una tiratura di meno di 5.000 copie senza che nessuno potesse prevedere il fenomeno che sarebbe diventato.Oggi, spiega Oggero, "le scommesse intorno agli esordienti sono forse più ponderate, meno febbrili". La collana "Unici" cerca opere che siano davvero uniche, "che non abbiano molti fratelli, o per ragioni stilistiche o tematiche, perché magari raccontano un'esperienza molto particolare, o anche strutturali, perché si inventano un'idea, una struttura romanzesca inedita e particolare".Il rapporto che si crea con gli autori nel corso degli anni è uno degli aspetti più gratificanti del suo lavoro. "Il rapporto che si crea con uno scrittore che si segue negli anni è veramente molto profondo", afferma. "Quando si seguono tutti i libri di un autore si crea un rapporto molto forte che confina sicuramente nell'amicizia, nell'amicizia intellettuale ma poi nell'amicizia tout court".Il processo di editing, soprattutto con gli esordienti, è spesso vissuto dagli autori "con molto pathos e terrore", ma diventa un lavoro fruttuoso per entrambe le parti. "Tu hai scelto il loro libro, quindi l'hai amato, non è che vuoi rovinarlo, riscriverlo, modificarlo o fare un editing invadente, quello che vuoi è portarlo ad essere la migliore versione di se stesso", chiarisce Oggero.