
Ep. 68: Piergiorgio Odifreddi - La Matematica come Linguaggio Universale
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Piergiorgio Odifreddi, matematico di professione e divulgatore per vocazione, offre uno sguardo affascinante sul mondo della matematica e sul suo impatto sulla cultura universale. Nel corso dell'intervista, Odifreddi rivela un percorso personale e intellettuale che intreccia rigorose ricerche matematiche con un'insaziabile curiosità che abbraccia letteratura, arte, musica e persino politica.Iniziando con un racconto sulla sua carriera accademica, Odifreddi descrive i suoi oltre 40 anni di insegnamento e le esperienze internazionali che l'hanno portato dagli Stati Uniti all'Unione Sovietica, dalla Cina all'Australia. "Da quando siamo andati in pensione ho cominciato a lavorare", ricorda citando sua moglie, evidenziando come la sua attività di divulgazione e partecipazione culturale sia fiorita dopo il ritiro dall'insegnamento formale.Un punto di svolta nella sua carriera divulgativa è stato il Festival della Matematica a Roma (2007-2009), voluto dall'allora sindaco Walter Veltroni. Nonostante i dubbi iniziali – "Ma chi vuole che venga a vedere un festival di matematica?" – l'evento si rivelò un successo straordinario, attirando 60.000 partecipanti e ospitando personalità del calibro di John Nash, protagonista del film "A Beautiful Mind", e altri illustri matematici come Alain Connes.Odifreddi affronta poi il tema degli stereotipi sui matematici, spesso considerati persone borderline o eccentriche. Racconta di figure emblematiche come John Nash, che ha combattuto con la schizofrenia, o Andrew Wiles, che ha dedicato nove anni della sua vita alla risoluzione del teorema di Fermat. "È molto difficile sapere se i matematici sono come sono e poi fanno il matematico o se invece fare matematica poi ti fa diventare come i matematici", riflette con ironia, ammettendo la sua stessa tendenza all'introversione: "Per me la vita ideale sarebbe quella di starmene sul divano a leggere, a fare i fatti miei, senza nemmeno uscire di casa."La conversazione si sposta poi sulla storia della matematica torinese, con riferimenti a figure come Giuseppe Peano, il cui lavoro influenzò profondamente Bertrand Russell e, attraverso una catena di eventi intellettuali, portò alle basi teoriche dell'informatica moderna. "L'invenzione [del computer] risale a Turing che si basa su Gödel che si basa su Russell che si basa su Peano, questo è partito tutto qui a Torino", spiega con orgoglio.Particolarmente illuminante è la riflessione di Odifreddi sulla matematica come linguaggio universale che permea tutti gli aspetti della cultura, ben oltre i confini delle scienze esatte. "La matematica sta dovunque, nella letteratura, nella musica, nella pittura, eccetera. La gente non lo sa, persino nella politica", afferma con convinzione. Cita l'esempio di Tolstoj che nelle ultime 200 pagine di "Guerra e Pace" introduce il concetto matematico dell'integrale per descrivere la storia come somma dei contributi infinitesimi di tutte le persone coinvolte negli eventi.Odifreddi sottolinea come la separazione tra cultura scientifica e umanistica sia un fenomeno relativamente recente e, in certa misura, artificiale. "La cultura è una sola ovviamente e fino praticamente all'ottocento, quindi fino a tutto il settecento, le persone non è che fossero il matematico, l'avvocato... Leibniz ad esempio era estremamente poliedrico." Evidenzia con una punta di provocazione come gli umanisti siano oggi "uomini di mezza cultura", poiché mentre gli scienziati spesso si interessano di letteratura e arte, il contrario avviene più raramente.Conclude la sua riflessione descrivendo la matematica non solo come un insieme di nozioni, ma come un metodo e un linguaggio universale – "un grande linguaggio e soprattutto è un metodo, il metodo di usare la ragione, la logica per parlare" – che insegna a strutturare il pensiero attraverso ipotesi chiare e ragionamenti rigorosi.