Expo, storie di bellezza e genialità

著者: Paolo Colombo - Il Sole 24 Ore
  • サマリー

  • Un secolo e mezzo di storia delle Esposizioni Universali. Un tempo mosso, all’origine, da una spinta ideale superlativa: chiamare a raccolta gli esseri umani di ogni parte del mondo a mostrarsi reciprocamente ciò che di più bello e utile avevano creato. Un tempo ritmato, peraltro, anche da utilitarismo, egoismi, doppi fini, desiderio di potere. Un tempo affollato di eccezionali eventi storici e personaggi memorabili. Le vicende attraversate dalle molte Expo tenutesi a partire dal 1851 riflettono tutto questo: in una cavalcata travolgente si racconta di un giardiniere che costruisce palazzi, di nazioni che si scontrano con accanimento secolare, di artisti che creano capolavori, di una ballerina che strega un re, di ciclopici progetti falliti, di piccole invenzioni che cambiano la storia dell’umanità.
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あらすじ・解説

Un secolo e mezzo di storia delle Esposizioni Universali. Un tempo mosso, all’origine, da una spinta ideale superlativa: chiamare a raccolta gli esseri umani di ogni parte del mondo a mostrarsi reciprocamente ciò che di più bello e utile avevano creato. Un tempo ritmato, peraltro, anche da utilitarismo, egoismi, doppi fini, desiderio di potere. Un tempo affollato di eccezionali eventi storici e personaggi memorabili. Le vicende attraversate dalle molte Expo tenutesi a partire dal 1851 riflettono tutto questo: in una cavalcata travolgente si racconta di un giardiniere che costruisce palazzi, di nazioni che si scontrano con accanimento secolare, di artisti che creano capolavori, di una ballerina che strega un re, di ciclopici progetti falliti, di piccole invenzioni che cambiano la storia dell’umanità.
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エピソード
  • 09. Cos’è il futuro
    2021/11/10
    L’expo di Osaka 1970 lascia una grande lezione: con un gesto ad altissima caratura simbolica si realizzano due ‘capsule del tempo’ da seppellire a memoria dell’altissimo grado di evoluzione tecnologica raggiunto dalla civiltà umana (e dal mondo nipponico in particolare!) in quel tempo, che pare proiettato nel futuro. Ma, a rivedere la maggior parte di quei 2098 oggetti, ciò che pareva d’avanguardia allora risulta ora terribilmente obsoleto. Cos’è davvero il futuro? Che senso ha inseguire affannosamente le novità della tecnologia? Forse per guardare davvero avanti dobbiamo voltarci indietro a rimetterci in equilibrio con l’ecosistema che ci circonda. Lo suggerisce un’expo ancora giapponese, Aichi 2005, il cui tema è appunto “La saggezza della natura”. Un tema che risuona nella cultura nipponica in mille forme: una, importantissima, sono i manga, che hanno una storia secolare alle spalle. Grandi capolavori del mondo dei cartoon ce lo raccontano ormai da decenni. A ben guardarli ritroviamo in essi lo scopo stesso delle Esposizioni Universali tutte: testimoniare il genio umano e il gusto dei grandi maestri della nostra cultura.
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  • 08. Novità esplosive
    2021/11/10
    Quando, dopo il conflitto, si torna a tessere la trama delle Esposizioni, siamo a Bruxelles ed è il 1958. Piena era post-atomica: l’atomo è presente ovunque, simbolo dell’enorme potere della scienza umana e spettro terrorizzante che incombe sul futuro di un’umanità spaccata in due dalle raggelanti logiche della Guerra Fredda. L’emblema di quell’evento, l’Atomium, è un monumento che rappresenta un atomo del ferro ingrandito 150 miliardi di volte, alto più di 100 metri: il significato non è abbastanza chiaro?
    Sarà esplosiva, per ben altri motivi, anche l’expo successiva: Montreal 1967. Anni ’60, anni di rivoluzione giovanile, anni di cambiamenti travolgenti, anche in piccoli grandi dettagli: quando le hostess del padiglione inglese si presentano sorprendentemente in minigonna, scoppia una vera bomba nel mondo della moda e del comune senso del pudore. Il mondo sta cambiando.
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    8 分
  • 07. L’Expo che non c’è
    2021/11/10
    Nel 1942 ancora l’Italia avrebbe dovuto essere protagonista, con un’Esposizione Universale organizzata a Roma come risposta fascista alle Olimpiadi grandiosamente allestite dalla Germania nazista a Berlino nel 1936. Avrebbe anche dovuto essere l’occasione per riprogettare una parte della capitale: ci si inizia a lavorare prima dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale e – illogicamente – si continua a farlo ancora in pieno conflitto, quando oramai è evidente che l’Expo non potrà aver luogo. I segni rimangono tuttora visibili nel tessuto urbanistico della capitale e sono un invito a ripensare, con serenità ed equilibrio, all’eredità lasciataci dal Ventennio.
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