• Trans-izione

  • 2022/05/16
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  • サマリー

  • Nel dodicesimo episodio di Slow News si analizza il tema – di straordinaria attualità - della partecipazione di atleti e atlete transgender nelle competizioni sportive, oggi oggetto di un grande dibattito tra informazione, politica e istituzioni.

    Il punto di partenza è la vittoria di Lia Thomas, atleta transgender, alla finale femminile NCAA sulle 500 yard stile libero. Politici, atleti e istituzioni si schierano in maniera sempre più netta su questo argomento ogni giorno che passa, e il contributo che può dare il giornalismo è aiutare a guardare la questione da tutti i punti di vista, sempre ricordandoci che parliamo di persone. Includere o escludere è un’attività tanto arbitraria quanto costitutiva in campo sportivo. Anche perché troppo spesso lo sport ritiene che i suoi valori siano sempre e comunque coniugabili, e a che a essi si oppongano solo disvalori.

    Invece non è così, proprio come in questo caso, in cui sono coinvolti due valori non negoziabili che si escludono. Da una parte il diritto del transgender di gareggiare nella categoria sentita come propria, dall’altra il diritto degli avversari di godere di una sostanziale parità competitiva. Scegliere è praticamente impossibile. E se smettessimo di considerare lo sport come un unicum riconducibile solo alle competizioni di alto livello?
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あらすじ・解説

Nel dodicesimo episodio di Slow News si analizza il tema – di straordinaria attualità - della partecipazione di atleti e atlete transgender nelle competizioni sportive, oggi oggetto di un grande dibattito tra informazione, politica e istituzioni.

Il punto di partenza è la vittoria di Lia Thomas, atleta transgender, alla finale femminile NCAA sulle 500 yard stile libero. Politici, atleti e istituzioni si schierano in maniera sempre più netta su questo argomento ogni giorno che passa, e il contributo che può dare il giornalismo è aiutare a guardare la questione da tutti i punti di vista, sempre ricordandoci che parliamo di persone. Includere o escludere è un’attività tanto arbitraria quanto costitutiva in campo sportivo. Anche perché troppo spesso lo sport ritiene che i suoi valori siano sempre e comunque coniugabili, e a che a essi si oppongano solo disvalori.

Invece non è così, proprio come in questo caso, in cui sono coinvolti due valori non negoziabili che si escludono. Da una parte il diritto del transgender di gareggiare nella categoria sentita come propria, dall’altra il diritto degli avversari di godere di una sostanziale parità competitiva. Scegliere è praticamente impossibile. E se smettessimo di considerare lo sport come un unicum riconducibile solo alle competizioni di alto livello?

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