Tutte le strade portano all’Appennino? Detta così, ovvio, è una boutade. La centralità dei margini (come direbbe qualcuno) è un ossimoro, certo, che però descrive descrive bene la fluidità delle pratiche sociali che ci piacciono: sono fuori, dentro, si compenetrano e ci spiazzano. Coordinate geografiche dove sembra non accadere assolutamente niente, e dove invece - questa è l’idea - si annida la Storia e, quindi, anche la fine del di questo mondo. “Fermarsi adesso significa perdere la storia”, dicevamo. E allora bisogna starci dentro.Pratiche, quindi. Esperimenti. Tentativi. È da queste pratiche - istituenti, generative - che vale la pena ripartire per adattarsi al presente dell’apocalisse, del disvelamento - nel significato originario della parola - dell’incontro con una nuova condizione che non conoscevamo. Perché se qui e là è successo qualcosa che ha portato individui a lavorare-pensare-progettare insieme, allora questo ‘qualcosa’ può forse essere progettato, innescato. Innescato da cosa? Questa è sempre la domanda chiave, a cui questa puntata sembra dare - almeno parzialmente - un abbozzo di risposta che partire dalle comunità (locali). La comunità - allo stesso tempo parola senza senso e spazio sociale destino di tutti - da cui in molti proviamo a fuggire, spesso anche quelli che della comunità si ergono a cantori entusiasti. E in effetti viene da chiedersi: si sta così bene nella comunità? In quelle comunità chiuse, comunità stagno, come la chiama Giovanni Teneggi, uno che l’appennino - simbolo del margine - lo vive, lo solca tutti i giorni. Tornarci, a quelle comunità, significa riscoprire una dimensione pre-sociale (quindi non immunizzata, come direbbe Roberto Esposito), in cui ci si può tornare ad avvicinare, a relazionarsi, a desiderare e - in fin dei conti - a giocare in modo im-mediato, selvaggio.Spoiler: per Teneggi è tutto drammaticamente semplice. Torniamo alla comunità per paura della solitudine. Perché di solitudine si muore, sempre. Nessuno può realizzarsi senza connettersi, relazionarsi con gli altri. Fare cose in comune, perché bisogna salvarsi individualmente. Fare comunità è una scelta utilitaristica: per salvarsi la vita, per condividere circolarmente le risorse. Abbiamo girato intorno alla stessa domanda, senza davvero mai voler rispondere. Nel tornarci siamo tutti Ulisse, che incarna la fatica dello stare (nel guaio come direbbe la Haraway) dopo l’ebbrezza del vagare.Link importanti! 1. la nostra newsletter di chiusura della prima stagione: https://samuraicommunity.substack.com/p/thats-a-wrap2. il gruppo telegram menzionato nell'intro in cui vi invitiamo a entrare per scambiare impressioni, co-creare la prossima serie e partecipare con noi alla creazione dell'esperimento organizzativo Samuraihttps://samurai.community/telegramLegarsi all’infinito, Maria Lai https://www.youtube.com/watch?v=In_Zh8b_2Gk Roberto Esposito: Immunitashttps://www.einaudi.it/catalogo-libri/filosofia/filosofia-contemporanea/immunitas-roberto-esposito-9788806246754/ Roberto Esposito: Communitas https://www.einaudi.it/catalogo-libri/filosofia/filosofia-contemporanea/communitas-roberto-esposito-9788806181963/Roberto Esposito: Pensiero Istutuente https://www.einaudi.it/catalogo-libri/filosofia/filosofia-contemporanea/pensiero-istituente-roberto-esposito-9788806243357/Anatol Lieven: Climate Change and the Nation State https://www.ibs.it/climate-change-nation-state-case-libro-inglese-anatol-lieven/e/9780190090180 Vito Teti: La Restanza https://www.einaudi.it/catalogo-libri/problemi-contemporanei/la-restanza-vito-teti-9788806251222/ Luciano Floridi: Pensare l’infosfera https://www.raffaellocortina.it/scheda-libro/luciano-floridi/pensare-linfosfera-9788832851489-3120.html Don’t Look up: the movie https://www.netflix.com/it/title/81252357 - Don’t Look up: The World Ending Scene https://www.youtube.com/watch?v=4-zv5Cvg6pM
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