-
サマリー
あらすじ・解説
Sei anni fa la tempesta Vaia, che ha lasciato danni diffusi sul territorio. Di seguito riportiamo il pensiero e il ricordo del presidente della Provincia di Belluno, Roberto Padrin.
“Tempi duri generano uomini forti”, si dice. Ma generano anche territori più forti e comunità più coese. Lo abbiamo visto e vissuto nei giorni duri della tempesta Vaia. Giorni di paura, di disastri che hanno lasciato cicatrici profonde. Giorni di blackout e strade interrotte, di corsi d’acqua gonfi e di boschi abbattuti come fossero fiammiferi. Lo abbiamo visto e vissuto nei mesi successivi, di ricostruzione e rinascita, di impegno, di cantieri e di lavoro.
Sei anni fa proprio in queste ore abbiamo dovuto prendere le decisioni più difficili e gravi della storia recente del Bellunese. Chiusure complete di scuole e fabbriche come non era mai successo. Ma quelle decisioni, frutto di una filiera che è partita dalle previsioni meteo ed è arrivata fino alla Prefettura e ai singoli sindaci, è servita a salvare vite umane.
Ricordo quelle ore concitate nella sala operativa del Ccs. Ricordo le telefonate, le segnalazioni di danni che aumentavano di minuto in minuto, l’attesa degli aggiornamenti meteo. Ricordo i visi tesi davanti ai computer, le lunghe ore di ansia. Ricordo le lacrime di tensione, la fatica fisica ed emotiva, qualcuno che portava da mangiare ai tecnici impegnati per nottate e giornate senza sosta. Ricordo che ognuno ha fatto il suo dovere sentendosi parte di un organismo complesso e aiutando il vicino per “portare a casa” la nottata più difficile e tormentata di sempre. Ed è questo il ricordo più importante: un sistema che ha funzionato perché era una catena, in cui ogni anello era collegato agli altri, in cui ogni ingranaggio ha girato alla perfezione.
E allora, a sei anni di distanza possiamo leggere la tempesta Vaia con più distacco e quindi con maggiore profondità di analisi. E possiamo dire – senza esagerare – che quello che è successo a fine ottobre 2018 è stato un’occasione grandissima. Un’occasione per ripensare il nostro territorio e il rapporto tra l’uomo e l’ambiente circostante. Un’occasione di grande coesione, di ripartenza, e di lavori. Tutti insieme con l’obiettivo di rimettere in sesto una terra ferita. Un’occasione per capire una volta di più quanto è importante il lavoro di squadra.
Senza Vaia, forse, non saremmo intervenuti in maniera così puntuale in tanti punti del nostro territorio che meritavano cure e attenzioni. Perché è vero che è stato necessario ricostruire e sanare le ferite. Ma è altrettanto vero che, grazie alla struttura commissariale della Regione Veneto e ai diversi soggetti attuatori, sono state realizzate opere decisive per evitare che si ripresentino altri danni, e sono stati messi in campo interventi per mitigare il rischio di frane ed esondazioni. Vaia è stata il crollo della casa a Ponte Mas, ma anche la ricostruzione della strada regionale a Candaten, per citare due casi simbolo. È stata il blackout elettrico e idrico in alto Agordino, ma anche la solidarietà di chi ha portato cibo e acqua alle frazioni più isolate nei giorni immediatamente successivi il disastro. È stata il bosco della Val Visdende raso al suolo, ma anche la ripiantumazione di migliaia di alberi. È stata la distruzione dei Serrai di Sottoguda, ma anche la rinascita, sei anni dopo, di uno dei siti più iconici e suggestivi delle Dolomiti bellunesi.
Vaia insomma è stata ed è un esempio dei tempi duri, ma ha generato bellunesi più forti, in grado di guardare al futuro con più consapevolezza. Consapevolezza di quanto male può fare un evento meteo estremo, ma anche di quanto bene riesce a fare il lavorare tutti insieme con un unico obiettivo.
Diventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/bellunesi-nel-mondo-viaggia-in-podcast--6171550/support.
“Tempi duri generano uomini forti”, si dice. Ma generano anche territori più forti e comunità più coese. Lo abbiamo visto e vissuto nei giorni duri della tempesta Vaia. Giorni di paura, di disastri che hanno lasciato cicatrici profonde. Giorni di blackout e strade interrotte, di corsi d’acqua gonfi e di boschi abbattuti come fossero fiammiferi. Lo abbiamo visto e vissuto nei mesi successivi, di ricostruzione e rinascita, di impegno, di cantieri e di lavoro.
Sei anni fa proprio in queste ore abbiamo dovuto prendere le decisioni più difficili e gravi della storia recente del Bellunese. Chiusure complete di scuole e fabbriche come non era mai successo. Ma quelle decisioni, frutto di una filiera che è partita dalle previsioni meteo ed è arrivata fino alla Prefettura e ai singoli sindaci, è servita a salvare vite umane.
Ricordo quelle ore concitate nella sala operativa del Ccs. Ricordo le telefonate, le segnalazioni di danni che aumentavano di minuto in minuto, l’attesa degli aggiornamenti meteo. Ricordo i visi tesi davanti ai computer, le lunghe ore di ansia. Ricordo le lacrime di tensione, la fatica fisica ed emotiva, qualcuno che portava da mangiare ai tecnici impegnati per nottate e giornate senza sosta. Ricordo che ognuno ha fatto il suo dovere sentendosi parte di un organismo complesso e aiutando il vicino per “portare a casa” la nottata più difficile e tormentata di sempre. Ed è questo il ricordo più importante: un sistema che ha funzionato perché era una catena, in cui ogni anello era collegato agli altri, in cui ogni ingranaggio ha girato alla perfezione.
E allora, a sei anni di distanza possiamo leggere la tempesta Vaia con più distacco e quindi con maggiore profondità di analisi. E possiamo dire – senza esagerare – che quello che è successo a fine ottobre 2018 è stato un’occasione grandissima. Un’occasione per ripensare il nostro territorio e il rapporto tra l’uomo e l’ambiente circostante. Un’occasione di grande coesione, di ripartenza, e di lavori. Tutti insieme con l’obiettivo di rimettere in sesto una terra ferita. Un’occasione per capire una volta di più quanto è importante il lavoro di squadra.
Senza Vaia, forse, non saremmo intervenuti in maniera così puntuale in tanti punti del nostro territorio che meritavano cure e attenzioni. Perché è vero che è stato necessario ricostruire e sanare le ferite. Ma è altrettanto vero che, grazie alla struttura commissariale della Regione Veneto e ai diversi soggetti attuatori, sono state realizzate opere decisive per evitare che si ripresentino altri danni, e sono stati messi in campo interventi per mitigare il rischio di frane ed esondazioni. Vaia è stata il crollo della casa a Ponte Mas, ma anche la ricostruzione della strada regionale a Candaten, per citare due casi simbolo. È stata il blackout elettrico e idrico in alto Agordino, ma anche la solidarietà di chi ha portato cibo e acqua alle frazioni più isolate nei giorni immediatamente successivi il disastro. È stata il bosco della Val Visdende raso al suolo, ma anche la ripiantumazione di migliaia di alberi. È stata la distruzione dei Serrai di Sottoguda, ma anche la rinascita, sei anni dopo, di uno dei siti più iconici e suggestivi delle Dolomiti bellunesi.
Vaia insomma è stata ed è un esempio dei tempi duri, ma ha generato bellunesi più forti, in grado di guardare al futuro con più consapevolezza. Consapevolezza di quanto male può fare un evento meteo estremo, ma anche di quanto bene riesce a fare il lavorare tutti insieme con un unico obiettivo.
Diventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/bellunesi-nel-mondo-viaggia-in-podcast--6171550/support.